Hai mai sentito il detto “il risparmio non è mai un guadagno”?
Da piccolo odiavo questo detto.
Mio nonno non faceva che ripetermelo, metà tra l’italiano e il dialetto napoletano, praticamente almeno un paio di volte a settimana.
Ebbene si, i miei primi spiccioli li ho guadagnati rifacendomi il letto la mattina, buttando la spazzatura la sera e aiutando a tenere la casa in ordine.
E non ti dico quando arrivava il cambio di stagione!
Nemmeno fossi il personaggio di un cartone animato, i miei occhi iniziavano ad avere la forma del simbolo del dollaro solo a pensare a quante cose avrei potuto fare con quei soldi…
Eppure, pur conoscendo la precisione di mio nonno, e quanto ci tenesse a tenere tutta la casa perfettamente in ordine, ogni volta provavo a sbrigarmi quanto prima, prendere il bottino e scappare.
- Spazzatura nascosta fuori al balcone per non scendere 4 piani a piedi…
- Vestiti un po’ messi a posto un po’ nascosti sotto al letto…
- A pensarci ora mi pento davvero di aver provato a fregare quel pover’uomo in ogni modo possibile.
Eppure ogni volta lui riusciva a beccarmi, ed io ero costretto a rifare il lavoretto perdendo il doppio del tempo.
È grazie a tutti quei lavoretti fatti due volte che ho imparato la lezione.
Il risparmio non è mai un guadagno
All’epoca provavo a risparmiare tempo cercando di ricevere in cambio un guadagno maggiore rispetto al tempo speso a lavorare e ho capito che è una verità assoluta sull’universo, ed oltre ad applicarla sul mio lavoro, la applico anche sui miei acquisti.
“Il risparmio non è mai guadagno”
La lezione che ho imparato, quindi, è che ogni volta che:
- se c’è un risparmio ci deve essere un compromesso da accettare
- non tutto ciò che ho risparmiato si traduce automaticamente in un guadagno
È una verità assoluta che puoi applicare ad ogni settore merceologico.
Pensa un attimo ad Ikea che ha costruito il suo impero su mobili di fascia bassa.
Premessa, onde evitare incomprensioni.
Adoro l’Ikea! Metà degli utensili che sono nella mia cucina hanno nomi impronunciabili e vengono dall’Ikea ed ogni volta che penso di aggiungere qualche mobile in ufficio, il primo pensiero va all’azienda svedese.
Il mio è un ragionamento laico sul suo business model.
Ikea riesce a vendere arredi e componentistica ad un costo mediamente basso per due motivi:
1) Risparmio di spazio nel magazzino e nell’assunzione di personale addetta al montaggio.
Vuoi questo bellissimo armadio a 4 ante dal nome che somiglia ad un rito voodoo?
Bene, prenditi la scatola, armati di minicacciavite e chiavino esagonale e che Dio ti benedica, non ti accompagno nemmeno a farlo entrare in macchina.
Vuoi assistenza per il trasporto e montaggio? Pagami a parte il servizio
2) Costo dei materiali. Quando parliamo di arredi Ikea, parliamo di arredi dal bel design –nella maggior parte dei casi– ma fatti di truciolato, materiale dal basso costo, non certo di legni pregiati.
Quindi, quando vai all’Ikea, ci vai accettando il seguente compromesso:
Pago meno (risparmio) ed il compromesso che accetto è di passare il weekend con il sedere per terra a montare un comodino.
Un altro esempio?
Pensa ad un qualsiasi prodotto tecnologico.
Quando vai ad acquistare un computer per poche centinaia di euro, sai già che in cambio del risparmio economico, avrai prestazioni inferiori rispetto ad un computer di alta fascia.
Oppure avrai un’assistenza post-vendita ed una garanzia ad un livello completamente inferiore.
Puoi fare questo ragionamento per ogni singolo prodotto che ti circonda.
Ogni volta che acquisti qualcosa, quando decidi di spendere di meno, accetti più o meno consapevolmente di rinunciare a qualcosa che faccia parte del servizio o della qualità del prodotto.
Ma allora quando si parla di alimenti perché è così difficile capire a cosa stai rinunciando quando paghi poco?
A mio modo di vedere, la verità è che noi umani siamo esseri primordiali.
Compro un alimento che mi sembra appetibile, lo mangio, fine.
Sento che è buono e la mia percezione tende a finire lì.
Al massimo al senso del gusto aggiungo vista e olfatto.
Purtroppo con i processi produttivi di oggi è veramente facile ricreare un alimento buono e appetibile a 360 gradi (vista ed olfatto compresa) per il grande pubblico, facendolo pagare poco.
Basta pensare che certi cibi sono così buoni da considerarsi quasi una droga (pensa al reparto dolci di qualsiasi supermercato), ma che di certo non giovano alla tua salute!
Viene veramente difficile capire cosa vado a perdere realmente quando un prodotto costa poco (rispetto agli eventuali corrispettivi).
Tantopiù se viene indicato come “sano” o “salutare”dal produttore.
A cosa rinunci veramente In questi casi?
Rinunci a ciò che non riesci né a vedere né a sentire.
Quali sono i risparmi per chi vende cibo a basso costo?
ATTENZIONE: non sto parlando solo dei prodotti dei grandi marchi.
Ti assicuro che sono i più controllati sotto molti punti di vista.
Mi sto riferendo anche – e soprattutto – ai prodotti generici che puoi trovare anche sotto casa.
prodotti che sono tra quelli più difficili da analizzare:
1) Frequenza dei controlli di qualità sulle materie prime
Chi ti vende un alimento, come fa a sapere che è di qualità?
Si fida a sua volta del produttore o ha dei certificati o delle analisi sulla tracciabilità del prodotto?
Questi documenti sono periodicamente aggiornati?
2) Rispetto delle norme igieniche sul posto di lavoro
Questo è uno dei punti su cui più mi batto nella mia attività.
Ti faccio un esempio con la carne che è uno dei prodotti più pregiati e utili all’interno di una dieta, ma che a determinate condizioni può diventare quello più tossico per te.
Immagina di star acquistando una carne venduta come salutare.
Se questa carne è stata macellata, frollata, spostata o lavorata senza i dovuti accorgimenti, in ambienti che non rispettano tutte le principali norme igieniche
il rischio che corri è di avere una carne che di base è ottima, ma che ha un proliferare della carica batterica altissimo.
L’esempio più classico è il commesso dietro al bancone che mentre maneggia la carne, senza fare un cambio di guanti gestisce la cassa e tocca soldi.
O peggio…
l’addetto che lavora la carne in laboratorio o dietro il banco carni e,mentre lavora la carne, usa il cellulare (e tu non puoi vederlo)
3) Rispetto di tutte le norme CE per il confezionamento
Assicurati, quando acquisti un prodotto sottovuoto, che sia applicato il bollino CE in etichetta.
Le norme che regolano il confezionamento sottovuoto sono veramente stringenti e non tutti hanno i requisiti imposti
inutile sottolineare che per ottenere i requisiti richiesti da questa certificazione ci sono dei costi.
Vuoi un esempio pratico?
Hai mai notato che puoi trovare facilmente dei salumi sottovuoto in confezioni anonime senza marchio CE?
Ti sfido a cercare tutto questo anche nei supermercati della grande distribuzione…
probabilmente lo troverai, come è successo a me in un punto vendita di una nota rete di supermercati, affianco ad altri salumi sottovuoto che, invece, hanno il marchio CE.
indovina?
guardacaso le confezioni anonime e senza marchio C’è costano di meno!
Questi sono solo 3 esempi di costi, che se eliminati permette ai produttori di risparmiare un bel po’ di soldi ed abbassare (in alcuni casi) il prezzo finale.
Perchè dico in alcuni casi serve ad abbassare i prezzi?
Perchè in alcuni casi, in realtà, l’unica cosa ad abbassarsi sono i costi di produzione, ma non il prezzo finale.
Ti chiedo di fare attenzione a tutto ciò anche nel mondo Grass Fed!
in questo mondo i costi di produzione sono già più elevati rispetto alla carne convenzionale e spesso vengono abbattuti semplicemente non rispettando tutte le vere caratteristiche della carne Grass Fed
caratteristiche che sono nel mondo invisibile e che tu non puoi controllare
poi ci aggiungono anche questi trucchetti ed Il risparmio(o maggior guadagno) è servito!
Sei proprio sicuro di voler accettare questo compromesso anche sulla carne Grass Fed?
Ce ne sarebbe ancora tanto da parlare, ma già con questi tre accorgimenti sono sicuro che potrai iniziare a fare acquisti più consapevoli evitando di mettere a rischio la tua salute.